Cultura, Chieti: lo scrittore Donato De Francesco presenta il suo libro “I Misfatti della Ragione”

La ragione male oscuro della società postmoderna. Una patologia subdola che scardina progressivamente tradizioni e culture, valori e ideali consolidati nei secoli, e spinge l’uomo nella spirale di una comunità amorfa e degenere. È un’autentica rivoluzione del pensiero che alimenta il dibattito negli ambienti filosofici e letterari quella descritta da Donato De Francesco nel suo libro “I misfatti della ragione. Riflessioni di un vecchio analfabeta sulla putrefazione postmoderna”.

Giovedì 15 Settembre 2022

Chieti

La ragione male oscuro della società postmoderna. Una patologia subdola che scardina progressivamente tradizioni e culture, valori e ideali consolidati nei secoli, e spinge l’uomo nella spirale di una comunità amorfa e degenere. È un’autentica rivoluzione del pensiero che alimenta il dibattito negli ambienti filosofici e letterari quella descritta da Donato De Francesco nel suo libro “I misfatti della ragione. Riflessioni di un vecchio analfabeta sulla putrefazione postmoderna”.

 Un libro sconcertante che costringe il lettore a rimeditare criticamente molte delle sue più radicate convinzioni.  De Francesco ha consegnato la visione del mondo a questo libro che - grazie alla assidua dedizione di un agente letterario come Paolo Martocchia, e alla generosa sensibilità di un filosofo come Paolo De Lucia, docente presso l’Università di Genova, autore della prefazione - è approdato alla quinta e definitiva edizione. Il messaggio è chiaro e per certi versi sconvolgente: il luogo in cui l’umanità ha trovato la forma di aggregazione privilegiata, la città, è intrinsecamente malato, e la radice di questa patologia risiede nella preponderanza di quello che sembra il maggior titolo di vanto dell’uomo, la ragione appunto. Donato De Francesco, 90 anni, originario di Sant’Eusanio del Sangro, provincia di Chieti, maestro elementare con studi universitari, ha lavorato come programmista Rai negli studi di Roma, Napoli e Pescara. È stato sindaco del suo paese dove vive, lavora ancora in campagna e medita.  A quarant’anni un evento provvidenzialmente traumatico lo ha riportato alla fede cattolica: pura, cristallina e antimoderna. Determinanti gli incontri e i dialoghi con un anziano contadino, Antonio Angelucci (Zi’ Ntonie), filosofo di campagna, che stravolge le sue idee e le sue certezze.  Si parte dai codici fondativi della cultura occidentale: la sapienza greca e la rivelazione ebraico-cristiana. Ebbene, la sapienza greca ha un padre fondatore, che è Omero, e due “libri sacri”, che sono i due poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea. C’è una differenza, tra l’Iliade e l’Odissea: il primo è un poema collettivo, ci sono tanti protagonisti; il secondo - viceversa - è incentrato su un solo uomo, Odisseo (alla greca) o Ulisse (alla latina). Il problema è che Odisseo, etimologicamente, significa “colui che è odiatissimo”. L’esempio di astuzia, l’eroe mediterraneo del ritorno, dev’essere portatore di una malvagità intrinseca, altrimenti non sarebbe odiatissimo. C’è un punto chiave: il libro IX dell’Odissea, dove si parla della lotta contro il gigante monocolo, il ciclope Polifemo. A scuola ci hanno insegnato ad ammirare Ulisse e a deprecare Polifemo. Ebbene, secondo Donato De Francesco, quello che il mito greco ci racconta è l’incontro-scontro tra la cultura cittadina, legata agli insediamenti costieri, rappresentata da Ulisse e dai suoi accoliti, e la cultura contadina, rappresentata da Polifemo e dai suoi compagni, i quali vivevano pacificamente con allevamenti di pecore. C’è poi la rivelazione ebraico-cristiana che raggiunge il culmine nel Vangelo. E l’atto fondativo della Nuova Legge è il famoso Discorso della montagna, dove il Cristo definisce chi è beato. La prima beatitudine suona «Beati i poveri d spirito, perché di essi è il regno dei cieli». Allora dobbiamo dire che è beato chi dispone di poco spirito; quindi dobbiamo arrivare a trovare che cos’è questo spirito, di cui scarseggiare per essere beati.  Secondo l’autore del volume lo spirito è la ragione, fredda e calcolante; quella che ha portato alla edificazione della cultura cittadina, una cultura malata la quale ha spazzato via la cultura contadina, la vera cultura sana, che l’umanità ha edificato nei millenni. Inoltre nella prospettiva di Donato De Francesco i mezzi di comunicazione di massa sono neutrali soltanto all’apparenza. In realtà, essendo ovviamente un prodotto della cultura cittadina, contaminano i messaggi che veicolano con il virus dell’inautenticità.. Ma uno storico di un’epoca futura che volesse ricostruire la vita nel mondo di oggi e consultasse le annate dei giornali, troverebbe solo rendiconti di eventi inusitati, e quindi si farebbe un’idea del tutto errata del nostro mondo. Onestà intellettuale vuole allora che si riconosca a Donato De Francesco di essere un formidabile rabdomante dell’inautentico!

SER. DIM.